Il Decreto P.a. diventa legge. Longobardi (UIL FPL): ancora una volta i dipendenti delle funzioni locali vengono penalizzati dal Governo

“Un’ennesima occasione persa da parte del Governo.” Così Rita Longobardi, Segretaria generale della UIL FPL, commenta l’approvazione anche in Senato del Decreto PA, che rischia di ampliare ulteriormente il divario retributivo non solo tra i dipendenti dei diversi comparti della Pubblica Amministrazione, ma anche tra gli stessi lavoratori e lavoratrici delle Funzioni locali.

“Si continua a operare con due pesi e due misure – afferma Longobardi – ma non nel senso di una necessaria differenziazione funzionale. Si sceglie, ancora una volta, di rafforzare chi è già avanti e di lasciare indietro chi sta già indietro. Questo approccio finisce per aumentare le disuguaglianze: tra Nord e Sud, tra enti con ampie risorse economico-finanziarie e quelli con bilanci più fragili, tra Comuni grandi e piccoli, spesso penalizzati non per proprie responsabilità.”

“È inaccettabile che alle Funzioni centrali vengano garantite risorse statali aggiuntive per il salario accessorio, mentre le autonomie locali siano costrette a reperirle autonomamente, solo se in possesso di bilanci in equilibrio. Una logica che esclude sistematicamente quei Comuni che, pur svolgendo un ruolo essenziale, non possono contare su entrate consistenti o strutture adeguate, e che spesso operano in territori segnati da criticità storiche o isolamento istituzionale.”

“Era necessario introdurre l’obbligo di superare il tetto al salario accessorio per tutto il personale delle Funzioni locali, non lasciarlo alla discrezionalità degli enti più forti. Così come era fondamentale istituire un fondo perequativo nazionale, per permettere anche agli enti in difficoltà di garantire dignità e qualità al lavoro pubblico.”

“Serve una riforma organica che consideri le specificità degli enti locali – conclude Longobardi – a partire dall’abrogazione dell’anacronistico art. 23, comma 2 del D.lgs. 75/2017. Le misure contenute nel Decreto PA, invece, rischiano di indebolire ulteriormente il sistema, colpendo proprio le autonomie locali, che rappresentano il primo e più diretto anello di congiunzione tra lo Stato e i cittadini”.