L’Intersindacale dei Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari, Aaroi-Emac, FASSID (AIPAC, AUPI, SIMET, SiNaFO, SNR), Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN, FVM-Federazione Veterinari, Medici e Dirigenti Sanitari, Uil Fpl Medici e Veterinari e sanitari, scrive a Ministeri e Regioni per lamentare il grave ritardo per l’avvio delle trattative per il rinnovo del CCNL 2022-2024, causato dall’inadeguato finanziamento e chiede risorse extracontrattuali nella legge di Bilancio.
“In rappresentanza di più di 130 mila professionisti e professioniste Dirigenti Medici, Veterinari, Psicologi, Farmacisti, Biologi, Chimici, Fisici e Dirigenti delle Professioni Sanitarie intendiamo manifestare il nostro sconcerto per lo stallo che ormai da 2 anni sta paralizzando il rinnovo del contratto collettivo nazionale”, si legge nella nota. “Quello di cui si parla è il CCNL del triennio 2022-2024, ormai abbondantemente scaduto e le cui conseguenze per il mancato rinnovo ricadono sulle spalle dei professionisti e delle professioniste che, ciò nonostante, continuano a garantire un’eccellente qualità delle cure”
“L’onestà intellettuale e l’etica sindacale con la quale cerchiamo di rappresentare le lavoratrici ed i lavoratori dell’Area, ci costringe a chiarire le condizioni che hanno determinato questo blocco che oggi è oggetto di strumentalizzazioni e disinformazioni” affermano le OO.SS nella nota e chiariscono:
“Da una parte le ripetute dichiarazioni del Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo che vorrebbe – opportunamente – accelerare la chiusura dei contratti e addirittura avviare la contrattazione per il triennio 2025-2027, dall’altra l’attesa dell’uscita dell’atto di indirizzo per il contratto dei Dirigenti Medici, Veterinari e Sanitari per il triennio 2022-2024 che, pur se annunciata per i prossimi giorni, arriva comunque con un ingiustificato ritardo.”
“Questo grave ritardo va ricercato esclusivamente nel mancato finanziamento delle risorse necessarie a coprire l’inflazione del triennio. È noto, infatti, che a fronte di un’inflazione calcolata pari al 17%, il Governo ha finanziato un aumento contrattuale per i dipendenti pubblici pari al 5,78%, al di sotto di oltre 11 punti percentuali, tra l’altro anche molto inferiore agli aumenti previsti per tanti contratti privati.
Un grave definanziamento della retribuzione dei professionisti che inevitabilmente sta condizionando l’avvio delle trattative. A complicare la situazione si aggiunge l’iniquità del finanziamento dell’indennità di specificità che, nella legge finanziaria del 2025, è stata riconosciuta, a regime dal 2026, solo per i Dirigenti medici e veterinari e non per i dirigenti sanitari; tale iniquità, se non risolta, rappresenta un ostacolo insuperabile per l’avvio e la chiusura delle trattative”. Affermano i Sindacati decisi a chiedere più risorse.
“L’emanazione dell’atto d’indirizzo, cade nel contesto di elaborazione e discussione della legge di Bilancio 2026, in cui abbiamo l’opportunità di affrontare con serietà e responsabilità il nodo “risorse” attraverso l’adeguato finanziamento di risorse extracontrattuali per incrementare l’indennità di specificità medica, veterinaria e sanitaria.
Con queste risorse aggiuntive – sottolineano le OO.SS – si otterrebbe la riduzione del gap con l’inflazione registrata nel triennio, incidendo di fatto sulle percentuali di aumento delle retribuzioni, e al contempo si sanerebbe la sperequazione a tutt’oggi esistente tra le indennità di specificità professionali dei Dirigenti del SSN.
È un’occasione che non possiamo perdere, necessaria a valorizzare realmente tutti i professionisti sanitari, che, in condizioni strutturali, organizzative ed economiche avverse, garantiscono la cura e la salute delle persone.
Non è più accettabile il procrastinarsi di questo ingiustificato stallo contrattuale: chiediamo a Governo e Regioni l’impegno a creare le condizioni economiche anche extracontrattuali utili a superarlo, nell’attesa dell’emanazione dell’atto d’indirizzo che dovrà contenere elementi migliorativi sia al livello economico che normativo, in continuità con quanto realizzato con il contratto 2019-2021, a tutt’oggi ancora non completamente applicato in molte Aziende nelle diverse Regioni” conclude l’Intersindacale.