“Il lavoro deve essere equo e sicuro”. Con queste parole il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricordato, nella commemorazione dei 60 anni della tragedia della diga di Mattmark, il valore supremo della vita umana. “Un messaggio che la UIL FPL sente proprio e che si intreccia con la nostra campagna ‘Zero morti sul lavoro’. Perché sicurezza significa anche protezione dalla violenza, in ogni luogo di lavoro: nelle fabbriche, negli uffici, negli ospedali, sulle strade e per tutti coloro che quotidianamente operano per la collettività”. Così Rita Longobardi, Segretaria Generale della UIL FPL che denuncia come “purtroppo, anche in questa estate, gli operatori sanitari e sociosanitari continuino a subire aggressioni in tutta Italia, in un contesto già segnato da carenze di organico, ferie, rinforzi insufficienti e condizioni di lavoro al limite del burn out”.
“Solo per citare alcuni episodi recenti: a giugno, in Piemonte, presso l’Ospedale S. Giovanni Bosco un infermiere è stato spintonato con violenza al triage, riportando 10 giorni di prognosi; a luglio in Lombardia, all’Ospedale Carlo Poma, due operatori sono stati aggrediti fisicamente; in Veneto, al Pronto soccorso del S. Bortolo, medici e infermieri sono stati offesi e spintonati; in Emilia-Romagna, al Policlinico di Modena, operatori e forze dell’ordine sono stati colpiti con calci e pugni; a Trento, al PS S. Chiara, un operatore del 118 è stato preso a pugni da un paziente; a Trieste, al CSM Maddalena, operatori sono stati assaliti con sedie, ferendo un’infermiera; in Liguria, a Villa Scassi, un infermiere è stato vittima di violenza da parte di una persona in evidente stato di alterazione alcolica; in Toscana, a fine agosto, un’infermiera è stata aggredita fisicamente nell’Usl Toscana nord-ovest; in Umbria, al PS di Foligno, si sono registrate minacce e violenze contro medico e infermiere; a Roma, al S. Andrea, un’infermiera è stata colpita con una stampella; nelle Marche, a Macerata, un operatore è stato colpito con pugni e calci; a Torre del Greco, in Campania, medici, infermieri e vigilantes sono stati aggrediti e il pronto soccorso danneggiato; in Puglia, a Bari, un operatore del 118 ha riportato 10 giorni di prognosi dopo essere stato aggredito in ambulanza; in Sicilia, a Siracusa, al PS Umberto I, un infermiere è stato aggredito al triage”.
“Un vero e proprio bollettino di guerra – prosegue Longobardi – che non rallenta e che coinvolge ormai tutte le regioni italiane. Nel 2024 sono stati circa 22mila gli operatori sanitari e sociosanitari vittime di aggressioni, ma sappiamo che il numero reale è molto più alto: tante violenze non vengono denunciate, per paura di ritorsioni o perché ormai, purtroppo, insulti e minacce vengono interiorizzati come parte del lavoro. Sul fronte normativo, negli ultimi anni non sono mancate nuove leggi: dalla 113/2020 alla 56/2023, fino alla 171/2024, che ha introdotto ulteriori misure contro le violenze agli operatori. Ma tutto ciò non basta – sottolinea la Segretaria – servono presidi fissi di polizia negli ospedali, strumenti concreti di prevenzione, più formazione e soprattutto rispetto verso chi esercita una professione. Non si può più tollerare che medici, infermieri e operatori sociosanitari diventino valvole di sfogo delle frustrazioni dei cittadini di fronte a una sanità che spesso non dà risposte adeguate, come dimostrano le lunghe liste d’attesa. È necessario tornare a investire con decisione nel Servizio sanitario nazionale pubblico, evitando logiche che rischiano di indebolirlo a favore del privato. E serve inoltre un supporto psicologico costante per gli operatori che subiscono aggressioni, perché le conseguenze non sono solo fisiche ma spesso si traducono in traumi emotivi e ricadute psicologiche profonde”.
“Non ci rassegneremo né alle morti sul lavoro né alle aggressioni, che siano negli ospedali, nei cantieri o in qualunque altro luogo di lavoro. Ogni vita spezzata e ogni violenza subita da chi lavora sono una sconfitta per l’intero Paese. Per questo continueremo a batterci: perché il messaggio del Presidente Mattarella non resti solo parole ma diventi realtà quotidiana”, conclude la Segretaria.