“Quanto sta emergendo al San Raffaele di Milano non è un episodio isolato, ma il sintomo di un sistema che da tempo mostra criticità” afferma la Segretaria generale della UIL FPL, Rita Longobardi. “Negli ultimi anni, il crescente ricorso a modelli organizzativi diversificati, dal pubblico, al privato accreditato, fino ai servizi affidati in appalto, ha creato una filiera complessa che, senza adeguati controlli e investimenti, rischia di compromettere la qualità dell’assistenza”.
“Il tema non è demonizzare alcun soggetto, perché ogni componente, pubblico, privato e cooperazione, può contribuire in modo positivo al sistema sanitario. Ma è fondamentale ricordare che il privato, di qualsiasi natura, non può sostituire le funzioni essenziali del servizio pubblico, che è il garante dell’universalità e dell’equità dell’assistenza: il suo ruolo deve essere complementare e integrativo, mai sostitutivo”, sottolinea Longobardi.
“Il punto centrale è assicurare standard uniformi e monitorati, affinché il servizio erogato sia sempre reale, efficace e sicuro. Quando gli operatori non sono adeguatamente formati, o quando le condizioni di lavoro non permettono di svolgere le attività con continuità e qualità, a pagarne il prezzo sono i cittadini e gli stessi professionisti” prosegue.
“La UIL FPL ribadisce che la formazione deve essere uguale per tutti, indipendentemente dal datore di lavoro o dal contratto applicato: servono standard nazionali certi e omogenei, perché solo così si possono garantire sicurezza, qualità e tutela dei pazienti”.
“Preoccupa inoltre l’introduzione della figura dell’assistente infermiere: senza una definizione chiara di ruoli, competenze e percorsi formativi, si rischia di generare confusione e abbassare ulteriormente gli standard assistenziali. Chiediamo da anni assunzioni stabili e programmate, percorsi formativi solidi e valorizzazione del personale sanitario e sociosanitario, che ogni giorno sostiene un sistema sempre più fragile” continua la Segretaria generale.
Conclude Longobardi: “La salute è un bene essenziale: non può essere trattata come una voce di costo da comprimere. Qualsiasi modello organizzativo deve tenere al centro qualità, sicurezza e dignità del lavoro. Solo così si garantisce un’assistenza all’altezza delle esigenze dei cittadini”.